Recentemente il mondo degli hypervisor è stato vittima di importanti (e destabilizzanti) cambiamenti, ho pensato, quindi, di fare alcune riflessioni in merito a Hyper-V. Ovvero la soluzione di virtualizzazione di Microsoft, talmente consolidata da essere alla base degli ambienti cloud (Azure) e ibridi (Azure Stack HCI) del vendor.
Come stavamo, appunto, dicendo Hyper-V è per Microsoft un elemento strategico, basti pensare che viene utilizzato in diversi ambiti:
Azure
Windows Server
Azure Stack HCI
Windows client
Possiamo, quindi, dire che se utilizziamo Windows Server abbiamo già a disposizione una soluzione completa di virtualizzazione, senza alcun costo aggiuntivo.
Andando un po’ più in dettaglio su questo aspetto, c’è un’unica differenza con Hyper-V utilizzato con Windows Server Standard o Datacenter, ovvero il numero di istanze del sistema operativo guest incluse:
– Windows Server Standard: la licenza include due istanze con sistema operativo guest Windows Server.
– Windows Server Datacenter: la licenza permette di eseguire istanze illimitate con sistema operativo guest Windows Server.
In termini di supporto agli OS guest Linux, Hyper-V certifica le distribuzioni più diffuse (Red Hat Enterprise Linux, Debian, Oracle Linux, SUSE e Ubuntu). I servizi di integrazione Linux sono inclusi nel kernel Linux e aggiornati per le nuove versioni.
Vi è anche supporto per FreeBSD con FreeBSD Integration Services integrati nella versione 10.0 e successive.
Confrontato con le altre soluzioni sul mercato, considerate anche le funzionalità di Software-defined storage (Storage Spaces Direct) e Software-defined networking (SDN), offre un ottimo rapporto qualità-prezzo, rendendolo una validissima alternativa.
In ambienti con necessità di grande scalabilità, se basati su workload con Windows Server, l’associazione con la versione Datacenter risulta essere vincente in termini di costi.
E per rimarcare il fatto che Microsoft punta ancora molto sul suo hypervisor di riferimento, Hyper-V sarà ancora presente in Windows Server 2025 con importanti novità come il partizionamento GPU (GPU-P) e la possibilità di installare i cluster in modalità Workgroup.
Il primo punto ci permetterà di partizionare le GPU e assegnarle alle VM mantenendo l’elevata disponibilità e la migrazione in tempo reale, mentre il secondo (finalmente) slegherà la configurazione di un cluster dalla necessità di “joinare” i nodi in Active Directory.
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